Il Primo Maggio è il primo di tutti i maggi, è la nostra festa, la festa delle donne e degli uomini in carne ed ossa.
Una festa non di santi né di martiri, non di eroi né di caduti: è la festa di chi lavora e col lavoro “penetra foresta e coltiva savane” e fa bella la terra e la luna, arricchisce il mondo, costruisce e sostiene società, comunità, famiglie, figli, saperi.
Il primo di tutti i maggi, in un altro tempo che oggi sembra un altro mondo, lavoratrici e lavoratori si fecero fratelli e compagni, non riconoscendo più le differenze di lingua, cultura, colore, credo, nazione, si affratellarono sotto il segno del lavoro. E così quel lavoro trasformarono: le 8 ore.
Le 8 ore in tutto il mondo vollero, per liberare tempo liberando così il lavoro. Per redistribuire il tempo redistribuendo così la ricchezza prodotta col lavoro.
In questo tempo, in questo mondo, urge un nuovo Maggio, una nuova visione del lavoro liberato.
L’economia collaborativa e condivisa, l’economia sociale, l’economia cognitiva, la creatività sociale sono pezzi sparsi di una nuova concezione del lavoro e della produzione che deve affermarsi ricongiungendosi e ibridandosi con l’economia tradizionale. La flessibilità che ci hanno proposto ci ha riportato verso il regno della necessità, è una flessibilità dall’alto, senza diritti, che redistribuisce tempo e ricchezza verso l’alto e rende tutto stagnante.
Dobbiamo capovolgere questo mondo invece, per ritornare verso il regno della libertà, redistribuendo tempo e ricchezza verso il basso, per un lavoro più libero e creativo che migliori le vite e il pianeta.
Lo abbiamo già fatto, abbiamo già vinto, nulla impedisce di vincere ancora.
IL MIO MAGGIO ( di Vladimir Majakovskij, 1922 )
A tutti,
a quanti,spossati dalle macchine,
si sono riversati per le strade,
a tutti,
alle schiene sfinite dalla terra
e che invocano una festa,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,compagni,
con la voce affratellata nel canto.
È mio il mondo con le sue primavere.
Sciogliti in sole,neve!
Io sono operaio,
è mio questo maggio!
Io sono contadino,
questo maggio è mio!A tutti
A quelli che, scatenata l’ira delle trincee,
si sono appostati in agguati omicidi,
a tutti,
a quelli che dalle corazzate
sui fratelli
hanno puntato le torri coi cannoni,
il primo maggio!
Al primo fra tutti i maggi
andiamo incontro,
allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
Taci,ululato del fucile!
Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
Sono marinaio,
è mio questo maggio!
Sono soldato,
questo maggio è mio!A tutte
le case,
le piazze
le strade,
strette dall’inverno di ghiaccio,
a tutte
le fameliche
steppe,
alle foreste,
alle messi,
il primo maggio!
Salutate
il primo fra tutti i maggi
con una piena
di fertilità, di primavere,
di uomini!
Verde dei campi, canta!
Urlo delle sirene, innalzati!
Sono il ferro,
è mio questo maggio!
Sono la terra,
questo maggio è mio!
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