L’eurozona è la copertura dell’interesse nazionale dell’area teutonica. Questi cinque anni sono serviti a ripulire le banche tedesche dai titoli del debito pubblico greco generosamente acquistati per sostenere le vendite di beni di lusso (auto) tedeschi prima di sfondare su mercati asiatici. La crisi del debito pubblico greco era un piccolo epifenomeno del crac del 2008. Le banche europee che avevano comprato per anni titoli del debito privato americano ad iniziare da quello servito a gonfiare la bolla immobiliare si ricordano improvvisamente che i conti pubblici certificati da Goldman Sachs di un paese da 10 milioni di abitanti non sono in ordine. Peccato che i conservatori europei, a iniziare dalla Merkel, avevano sostenuto quello stesso governo che aveva truccato i conti. Nel terrore che non bastassero i soldi per ripianare i debiti delle banche si impone al Sud dell’eurozona una politica economica che produce la crisi in cui stiamo ora facendo precipitare a colpi di tagli alla spesa, alle pensioni e indirettamente ai salari attraverso il costante indebolimento della contrattazione collettiva la domanda interna. Peraltro già fiaccata da 20 anni di moderazione salariale nella speranza vana di compensare così la fine delle opportunità offerte dal polmone della svalutazione.
Le ricette proposte, di matrice neoliberale, causa vera della crisi dei mercati finanziari diventano la fossa in cui scaviamo senza sosta. I greci per primi, noi a seguire. La governance hayekiana dell’unione europea non concepisce alternative. L’unica possibilità è mettere sabbia negli ingranaggi. E quale sabbia migliore del ritorno alla democrazia. Il negoziato tra il governo di Syriza e l’euro gruppo più BCE ed FMI sono l’ultimo gradino di questa discesa progressiva nella barbarie dove chiaramente la ragione economica dell’UE non esiste. Chiedere di ridurre ancora i salari e le pensioni, di aumentare le tasse porta solo ad peggioramento della situazione.
La Grecia, come l’Italia del resto, non potranno mai ripagare il loro debito. E gli interessi sarebbero meglio garantiti da politiche economiche espansive piuttosto che da questo massacro. Esiste il preciso ed egoistico interesse politico della Germania a non cedere una virgola a favore di un progetto, quello dell’unione politica in cui non crede perché non ha, nella pochezza del dibattito interno, da trarre vantaggio.
Simona Sinopoli, Presidente Arci Roma cheap cialis tablets