La nostra città ha bisogno di una rivoluzione politica: con la giunta Marino, e la parentesi nefasta di Alemanno, si è chiusa una fase ultra ventennale di governo di centrosinistra di questa città, e la fine della consigliatura Marino ha certificato l’inadeguatezza del centrosinistra degli ultimi anni.
Oggi avvertiamo quindi l’urgenza e l’esigenza di un cambiamento radicale nel modo di governare la città e della capacità di chi si prenderà cura di Roma, di proporre un modello di città che sia all’altezza delle contraddizioni e dei problemi di questo nuovo secolo, caratterizzato soprattutto da una crisi economica globale senza precedenti.
Va quindi ripensato tutto il rapporto con il territorio frenandone lo spreco e riqualificando l’esistente, il rapporto con i cittadini, favorendo gli strumenti di partecipazione popolare e praticando concretamente il decentramento amministrativo. Una politica di prossimità con i cittadini romani può essere sviluppata solo se i Municipi vengono investiti di risorse e responsabilità, mettendo in pratica politiche di welfare più efficienti. La quantità e la qualità delle risorse investite nel sociale sono uno degli indicatori che ci faranno apprezzare una nuova amministrazione capitolina. Allo stesso tempo per la nostra associazione, che storicamente si occupa di cultura e sociale, la questione degli spazi in città diventa una questione dirimente.
Siamo profondamente indignati per come la giunta Marino ha gestito la questione degli spazi sociali e per come un’autorità prefettizia proceda verso lo smantellamento (mediante ordinanze di riacquisizione degli spazi e conseguenti sgomberi) di esperienze sociali e culturali che hanno acceso le luci in questa città, supplendo all’assenza di proposte culturali da parte delle istituzioni e fornendo tessitura sociale ai cittadini che non si riconoscono più nella politica di questa città.
Rivendichiamo, non solo per noi ma per tutte le forme di aggregazione che nascono dal basso, la disponibilità di spazi di aggregazione, con esperienze di mutualismo vecchie e nuove e di autogestione, per promuovere cultura e socialità.
C’è un’intera città da risanare e riciclare, spazi in disuso da adibire a luoghi di socialità culturale e ai servizi. C’è un’enorme quantità di immobili sfitti da utilizzare per rispondere all’emergenza abitativa. Nessuna svendita o cartolarizzazione per mediocri operazioni di cassa dovrà essere fatta in questa città dove, per mezzo secolo, sono stati costruttori e palazzinari a dettare le regole dello sviluppo.
E’ ora di ridare l’effettivo governo del territorio in mano ai cittadini. Vogliamo una città che sia al tempo stesso ideale e reale, che sappia innovare e innovarsi e che affronti i bisogni concreti dei cittadini e delle periferie.
Presidente Arci Roma
Simona Sinopoli