La Corte dei Conti, con la prima di una serie di sentenze, lo scorso 19 Aprile ha assolto i dirigenti comunali che non avevano sfrattato le associazioni “Agorà 80” e “Insieme con te”, riconoscendo il valore sociale che volgevano le due realtà assegnatarie di beni del Comune di Roma. Una sentenza forte, che segna una svolta nella vicenda dell’utilizzo del patrimonio pubblico di Roma Capitale e che auspichiamo metta argine alla cinica macchina sgombera tutto partita in seguito all’approvazione della delibera 140.
Il risultato della desertificazione culturale che covano questi insani provvedimenti è il vero e unico danno che sta pagando questa città per incapacità amministrative diffuse. Ad essere stato smentito dai giudici in primo luogo è proprio il principio del presunto danno erariale prodotto dai mancati sfratti successivi allo scadere del termine di concessione di utilizzo degli immobili. La sentenza ha difatto sancito come «la particolarità dei locali individuati, destinati, comunque, a usi di pubblica utilità sociali e culturali, non li rendeva utilizzabili e sfruttabili alla stregua di locali da affittare e, quindi, tale peculiarità rafforzava la natura di beni non fruibili sul libero mercato».
Ad essere valorizzato piuttosto, come sostiene da sempre l’Arci Roma, è il valore dell’uso sociale e culturale del patrimonio pubblico di Roma, ed il grande lavoro svolto da tutte le realtà presenti nei locali del Comune, ieri come oggi una risorsa non barattabile sul tavolo dei bilanci economici.
Un precedente giurisprudenziale che da un riconoscimento oggettivo e fondamentale al valore sociale aggiunto che caratterizza queste realtà. Nella sentenza si rileva che la scadenza del termine senza che fosse intervenuta la concessione definitiva o senza che la stessa fosse stata rinnovata non cambiava la natura del bene e la sua utilizzabilità alle stesse condizioni agevolate attuate con il provvedimento originario con conseguente impossibilità di praticare, per esso un prezzo di mercato.
Prossimo appuntamento per chiedere un’inversione di rotta nell’amministrazione di questa città è la mobilitazione indetta dal movimento “Decide Roma“. L’Arci Roma è schierata fermamente in difesa di tutti gli spazi di partecipazione, di cultura e di solidarietà che nel corso degli anni hanno troppo spesso sopperito all’incapacità delle istituzioni di proporre e attuare delle politiche di riqualificazione del territorio degne di questo nome, in una città che continua a subire costanti tagli alla spesa sociale.
L’amministrazione Raggi, troppo prona sin qui a banche e imprese senza nessuna variazione di rilievo rispetto alle precedenti giunte, ponga fine alla stagione degli sfratti, sgomberi e multe salatissime che ha visto colpire il cuore solidale di questa città, e apra un reale confronto, sin qui inesistente, per un nuovo regolamento dei beni comuni attraverso un reale percorso partecipato tra cittadini e associazioni che chiuda definitivamente la stagione della delibera 140. Una mobilitazione rivolta anche contro “l’azione di sciacallaggio promossa dalle destre, che soffiano sulla guerra tra poveri e nell’alimentare il razzismo, e con il grido di “prima gli italiani†concentrano sui migranti una rabbia che andrebbe rivolta invece verso la logica affaristica di banche ed imprese”. Il nostro impegno a sostegno degli spazi sociali non finisce qui e per questo l’Arci Roma rilancia e sarà in piazza per manifestare il 6 Maggio al grido di Roma non si vende.