Questa mattina alle 8:00 le forze dell’ordine hanno iniziato lo sgombero del centro che ospita un gruppo nutrito di sudanesi di via di Scorticabove. Ufficialmente la motivazione è lo sfratto per morosità nei confronti della cooperativa che prima lo aveva in gestione. Infatti, gli attuali abitanti entrarono anni fa regolarmente in questo stabile che era stato adibito a centro d’accoglienza come “soluzione” allo sgombero dell’Hotel Africa” a Tiburtina.
Questo sgombero rappresenta il punto di chiusura di un’esperienza lunga oltre dieci anni che ha riguardato la comunità sudanese romana iniziata, allora, attraverso la mediazione con il Comune di Roma. In questi anni gli occupanti hanno dato vita ad un’esperienza unica. In autogestione sono riusciti a creare un punto di riferimento della comunità sudanese dando sostegno ai propri connazionali, non solo accogliendoli ma anche attivando sportelli di orientamento ai servizi sul territorio e creando sensibilizzazione politica rispetto alle vicende legate al Darfur. Al suo interno ospitavano anche un circolo Arci “Darfur”. Attualmente risultano presenti oltre cento persone, tutte con regolare permesso di soggiorno.
Più volte hanno proposto al Comune una forma di gestione dello spazio che gli permettesse di pagare l’affitto e di non disperdere le loro attività. Le trattative si sono arenate su questioni burocratiche per poi finire in un nulla di fatto. Per arrivare a questa mattina quando in maniera inaspettata si sono presentate le forze dell’ordine per chiudere i locali, senza peraltro mettere le persone in condizione di capire cosa fare e di aprire in qualche modo un’interlocuzione con l’amministrazione.
Da questa mattina siamo qui all’occupazione di via Scorticabove con sindacati e forze politiche del quartiere per sostenere queste persone e la loro esperienza. Crediamo che le attività sviluppatesi in questi anni non possano e non debbano essere cancellate. Chiediamo al Comune di porsi come interlocutore con i cittadini e non come inibitore repressivo di buone e bell’esperienze. Chiediamo che nessuno venga lasciato per strada senza aver prima pensato a come ricollocarlo in altre sedi. Chiediamo che la soluzione non sia emergenziale ma ponderata e concordata con i diretti interessati. Siamo e saremo qui però la conferenza stampa come rimarremo per l’assemblea popolare pubblica che si terrà alle 16.30.