Il presidente di Arci Roma spiega la mobilitazione permanente contro il riarmo e il genocidio. Una delegazione andrà anche al corteo M5s del 5 aprile [Vito Scalisi]
A inquietarmi non è stato l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky del 28 febbraio, né l’annuncio che ne è seguito del programma di riarmo europeo di Ursula von der Leyen. A sconvolgermi non sono le minacce di Vladimir Putin, ma sono Israele, con il genocidio in atto in Palestina, e il massacro degli ucraini con la complicità del mio paese e dell’Europa. A questo turbamento si associa una profonda delusione per due anni di balbettii dello storico movimento pacifista e antifascista italiano, incapace di mettere in piedi mobilitazioni nazionali di massa degne di rilievo e che persino nelle ricorrenze del 25 aprile è stato incapace di chiedere tavoli diplomatici per la risoluzione della guerra tra Ucraina e Russia, incapace di schierarsi con le resistenze palestinesi rifiutando gli attendismi, i distinguo, le retoriche ambigue di chi, volente o nolente, ha partecipato alla costruzione del silenzio intorno al genocidio risultando complice di un meccanismo che, mentre uccideva decine di migliaia di persone e ne metteva in fuga milioni, stritolava anche il senso comune e la politica.
Le strade di Roma hanno dimenticato quella sinistra dei partiti, associativa e sindacale che per anni ha animato con mobilitazioni di massa il movimento pacifista e che oggi, con il suo cerchiobottismo, ha piuttosto spezzato il fronte del dissenso degli italiani al riarmo e al sostegno acritico a Israele e Ucraina.
E’ stata incapace di costruire mobilitazioni con parole d’ordine chiare, prive di ambiguità nel chiamare la guerra, il riarmo e il genocidio con il loro nome. E ancora una volta mentre tuttз ci aspettavamo, all’indomani dell’annuncio del piano di riarmo europeo, quella grande chiamata pacifista tanto attesa a Roma, ci ha pensato l’appello di Michele Serra a erigere l’ennesimo muro pieno di se e di ma. Una piazza che ha escluso dal palco lз pacifistз della marcia Perugia-Assisi tentando “per ore e ore in tutti i modi di fargli chiudere la bandiera”.
Ecco perché le piazze romane, piccole ma tante, in cui come Arci Roma abbiamo scelto di partecipare in questi anni sono quelle che hanno avuto il coraggio di nominare e denunciare il genocidio e la pulizia etnica perpetrata da Israele. In futuro le piazze che ci vedranno protagonistз saranno solo quelle che esprimeranno con chiarezza la contrarietà al riarmo e all’invio di armi in una logica decoloniale e antisuprematista.
Pur rimanendo convinto che fermare Israele e difendere la Palestina sia la priorità assoluta per poter immaginare un mondo di pace, convinto che la piattaforma contro il riarmo da cui ripartire sia quella di Piazza Barberini del 15 marzo, credendo fermamente che ad appelli nazionali chiari debbano seguire percorsi cittadini condivisi e partecipati, penso che coerentemente, dando priorità all’urgenza, ai contenuti e al ripudio di ogni ambiguità, la manifestazione nazionale del 5 aprile indetta dal M5S a Roma “contro il riarmo, contro lo spreco di miliardi in armi” vada sostenuta. Per questo insieme ad una delegazione di Arci Roma sarò anche in quella piazza in attesa di una chiamata nazionale dei movimenti, all’altezza della situazione.