Assemblea il 14 dicembre promossa da Arci Roma e Caio, Comunità per le Autonome Iniziative Organizzate

150 le istanze presentate, ma solo 15 avvisi pubblici emanati dal Patrimonio di Roma Capitale. La deroga per gli spazi in concessione scadrà il 31 dicembre, rischiando di riaprire la strada a pratiche di sgombero. Sullo sfondo, emergono concessioni trentennali per non ben identificati criteri meritori e discussioni su immobili come l’ex Circolo degli Artisti, che sembrerebbero destinati a percorsi di assegnazione non conformi alle procedure previste dalla delibera.

La delibera 104/2022, nata con l’intento di correggere le storture della controversa “140 di Marino”, rischia di riproporre gli stessi problemi. Il regolamento approvato ormai due anni fa avrebbe dovuto regolarizzare la posizione sia di chi già occupa immobili pubblici, sia di chi aspira a ottenere spazi per attività sociali e culturali senza scopo di lucro. Tuttavia, le criticità stanno emergendo chiaramente e, alla fine del 2024, con la scadenza delle deroghe, molte organizzazioni che operano da tempo in questi luoghi potrebbero ritrovarsi nuovamente di fronte agli spettri della decadenza, dell’incertezza e dell’abusivismo.

A due anni dall’approvazione della delibera, a fronte di oltre 150 istanze presentate, l’amministrazione ha bandito solo 15 avvisi pubblici e formalizzato poche assegnazioni, peraltro, per quanto ci è dato sapere, ancora in attesa di firma.

Permangono diverse ambiguità: due su tutte; la prima, non è chiaro quale procedura attivi il canone ridotto al 20%, dato che alcune associazioni hanno già ricevuto richieste di pagamento di tre annualità al 100% solo per completare la formalizzazione; la seconda, sono previste diverse modalità di concessione degli spazi (gara ad evidenza pubblica, patto di collaborazione, assegnazione con delibera di giunta per realtà meritorie) ma non è dato sapere quali siano i presupposti in base ai quali si privilegia uno strumento invece dell’altro. L’amministrazione risulta, dunque, inadempiente, poiché non ha pubblicato il documento di programmazione del patrimonio capitolino, previsto dal regolamento, né ha tenuto conto delle osservazioni formulate dai forum. Nonostante ciò, procede con assegnazioni dirette ad alcune realtà, mentre ad altre invia nuovamente richieste di pagamento per arretrati che ammontano a centinaia di migliaia di euro.

Inoltre, l’attuazione del regolamento sembra privilegiare gli interessi di privati commerciali, mettendo a rischio il patrimonio immateriale rappresentato dal tessuto associativo. Desta preoccupazione, per esempio, il caso del bene pubblico che ospitava il Circolo degli Artisti, per il quale si ipotizza una procedura di assegnazione diversa da quanto previsto dal regolamento, alimentando ulteriormente dubbi sull’utilità della delibera.

Un altro nodo critico è l’assenza di una mappa dettagliata degli immobili facenti parte del patrimonio disponibile e indisponibile, ciò non garantisce ulteriormente una gestione trasparente e coerente.

Nel frattempo, le associazioni assegnatarie si trovano a fronteggiare il rischio di sfratti, l’incertezza sulla rideterminazione dei canoni e le richieste di arretrati calcolati su base commerciale. Questo si inserisce in un quadro più ampio di precarietà dovuto a definizioni ambigue di “bene comune”, all’apertura dei bandi ai privati commerciali e all’ipotesi di vendita di parte del patrimonio disponibile.

Tale situazione costringe migliaia di operatori e operatrici culturali e attivisti e attiviste sociali a confrontarsi con procedure lente e opache che alimentano l’instabilità, danneggiando un tessuto associativo non commerciale fondamentale per la coesione sociale, specie in territori già colpiti da anni di tagli, privatizzazioni e austerità.

Non si tratta solo di una gestione inadeguata del patrimonio, ma anche dell’assenza di una visione politica chiara: a tre anni dal suo insediamento, la giunta Gualtieri non ha intrapreso iniziative che segnano una vera discontinuità rispetto al passato.

Sono state convocate solo quattro riunioni del comitato tecnico incaricato di valutare le istanze, e non esistono verbali documentati del “Forum per la valorizzazione sociale del patrimonio di Roma Capitale”.

Per questi motivi, il 14 dicembre alle 10:30 organizzeremo un dibattito nella Sala Ilaria Alpi di Arci Nazionale, per sensibilizzare la città sui rischi dell’inerzia amministrativa e valutare la necessità di una riscrittura partecipata dei punti critici della delibera.

Una iniziativa che immaginiamo in continuità con la bella mobilitazione dello scorso 7 dicembre quando le associazioni e i comitati che in tutta la città si battono contro le grandi opere, per il diritto all’abitare, per la salute e l’ambiente, hanno invaso Piazza del Campidoglio dando il via a una rete diffusa che proseguirà a battersi contro progetti devastanti di stadio, biodigestore, inceneritore ecc…

Serve una normativa unica che garantisca trasparenza, equità e certezza nei processi di assegnazione, superando definitivamente l’attuale modello basato sui bandi e avviando un reale percorso partecipato e pubblico. I canoni dovrebbero essere parametrati non solo al valore immobiliare, ma anche alla natura inclusiva delle attività e alla zona di riferimento, così da evitare la chiusura di realtà che operano in contesti svantaggiati.

Le organizzazioni chiedono inoltre il riconoscimento degli interventi di ristrutturazione e manutenzione svolti autonomamente, che hanno aumentato il valore degli spazi e che oggi paradossalmente portano a richieste di canoni maggiorati.

Per affrontare queste criticità e restituire centralità all’associazionismo, è fondamentale una partecipazione ampia all’assemblea pubblica, al fine di individuare soluzioni condivise che tutelino il patrimonio pubblico e le realtà che contribuiscono al benessere sociale e culturale della città.