Espulsi dal CARA per aver manifestato.
Sarebbe molto grave se l’allontanamento di oltre 100 rifugiati dal CARA di Castelnuovo di porto fosse una rappresaglia contro chi ha osato manifestare il proprio dissenso sulle le modalità di accoglienza.
Se fosse vero, sarebbe un precedente intollerabile. Il diritto ad esprimere il proprio dissenso è un diritto di tutti e nel nostro paese è uno strumento essenziale per la dialettica sociale e politica.
L’ARCI di Roma esprime tutta la sua preoccupazione per le strategie messe in campo al fine di liberare posti all’interno del CARA di Castel Nuovo di Porto (Rm). Nelle prime due settimane di luglio, decine di richiedenti asilo hanno ricevuto un provvedimento di revoca dell’accoglienza ai sensi dell’art.12 comma 1. lett.e del decreto legislativo n.140/2005 che si rifà a due relazioni di servizio: una del 16/05/2014 inviata dall’ente gestore del CARA (Auxilium) e un’altra del 12/06/2014 inviata dal Commissariato di P.S. Sezionale ‘Flaminio Nuovo’ . Il 15 maggio e il 10 giugno infatti gli utenti del CARA hanno manifestato il loro malcontento nei confronti di una accoglienza poco dignitosa e rispettosa dei diritti fondamentali. In particolare, i richiedenti asilo accolti nel CARA denunciavano l’eliminazione dell’autobus che collegava il Centro con la città, la mancata presenza di un’ambulanza presso il Centro e la mancata erogazione dei pocket money.
Molti di loro dichiarano di non aver preso parte alle azioni di protesta e di non esser stati fermati o identificati nei giorni delle manifestazioni. Alcuni dichiarano di non esser stati proprio nel luogo che gli viene contestato.
Nessun provvedimento è stato tradotto. Sono stati notificati alla presenza di interpreti che non parlavano le lingue madri degli utenti, tanto che molti di questi si sono rifiutati di firmare.
L’Arci chiede chiarimenti sui criteri di individuazione delle persone che avrebbero violato le regole del Centro o messo in campo comportamenti gravemente violenti.
Il disagio e la violazione dei diritti palesato a metà maggio non ha prodotto alcun intervento di miglioramento da parte della Prefettura o di chi di competenza. A distanza di un mese i migranti sono stati costretti a rivendicare i propri diritti con un’ulteriore manifestazione. Anche in questo caso non c’è stata mediazione e non c’è stato l’impegno per un cambiamento. E adesso, a distanza di un altro mese, l’unica risposta è l’emanazione di questi provvedimenti di revoca, funzionali alla gestione emergenziale degli ultimi arrivi.
L’Arci ribadisce la sua contrarietà ai grandi centri di accoglienza quali i CARA perché lesivi della dignità umana.
L’Arci chiede alla Prefettura di provvedere all’accoglienza dei richiedenti asilo che attualmente si trovano per strada a causa dei provvedimenti sovra indicati.
Nei prossimi giorni valuteremo in base agli elementi in nostro possesso e ad ulteriori elementi di chiarimento se avviare procedimenti di ricorso avversi a tali provvedimenti
Claudio Graziano
Responsabile immigrazione ARCI di Roma cialis vs generic